martedì 31 gennaio 2012

Dietro i tempi e i costi colossali della Metro C


I tempi e i costi della Metro C si stanno gonfiando sempre più.
Per la consegna delle stazioni fino a San Giovanni si viaggia ormai con più di 2 anni di ritardo.
La prossima tratta che sarà cantierizzata a breve da San Giovanni al Colosseo richiede intorno al miliardo di euro per la lunghezza di due chilometri e 2 stazioni. Costi stellari e tempi incerti insomma.
Così mentre la Corte dei Conti indaga sulle vicende finanziarie della nostra agognata terza linea e i cittadini aspettano di poter salire sui treni viene da chiedersi il perché.

Tralasciando la genesi del progetto e le scelte progettuali (di cui potete trovare esauriente descrizione qui), di problemi ce ne sono stati molti. In larga parte l'archeologia, che ha costretto a riprogettare integralmente la stazione San Giovanni, per la quale era già stato predisposto un camerone sopra la linea A ai tempi della costruzione di questa, divenuto poi inutilizzabile dopo i ritrovamenti, in quanto la linea C avrebbe dovuto "salire" troppo vicina al piano stradale (quindi allo strato archeologico). Stessa cosa per la stazione Amba Aradam, inizialmente prevista a Largo dell'Amba Aradam appunto e poi spostata sotto Piazzale Ipponio sempre per motivi archeologici. 
La burocrazia, che ha per esempio introdotto mesi di ritardo sull'apertura dei cantieri della tratta T6A e T7 causa la mancata pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della delibera con cui si approvavano le variazioni progettuali.
Se vogliamo anche il meteo è stato ostile ai lavori, a causa delle alluvioni che hanno cominciato a paralizzare la città negli ultimi inverni.
Per non parlare della politica, con la quota parte di fondi regionali per la tratta T3 che latitavano fino a poche settimane fa, perché la Polverini voleva più voce (=poltrona) in Romametropolitane, la società che gestisce la progettazione di tutte le nuove linee romane.

In tutto questo però c'è un altro fattore. La modalità contrattuale con cui si è deciso di costruire la metro C.
Si chiama "General Contractor" e qui ne potete leggere il significato. Da bravi importatori di format l'abbiamo mutuato dagli anglosassoni, condendolo con salsa italiana.
In pratica l'appaltatore (cioé Romametropolitane, cioé il Comune) affida la progettazione e l'esecuzione delle opere a un singolo soggetto, che poi le gestirà come meglio crede, anche subappaltandone delle parti, restituendo l'opera chiavi in mano al concessionario. Non solo, visto il costo di un opera così importante, si chiede al privato vincitore di anticipare parte dei fondi, che comunque gli saranno rimborsati dal pubblico, per aprire in fretta i cantieri. Si fa una stima di tempi e costi e si parte. Poi sopraggiungono tutti i problemi visti sopra, i tempi si allungano e i costi lievitano. Il "general contractor" è costretto a rispettare quelli iniziali magari aumentando la manodopera o a pagare delle penali? Niente affatto. Il rischio è tutto a carico del pubblico, che deve trovare i soldi per pagare gli eventuali aumenti e nel frattempo scontare il mancato introito dell'utilizzazione dell'opera negli anni di ritardo accumulati. Si capisce bene che in uno scenario simile chi esegue i lavori non ha nessun interesse a rispettare i tempi di consegna. Il video in apertura di post (da fainotizia.it) mette a confronto l'appalto della metro C con altri simili in Italia come la TAV.

Altra peculiarità del caso romano poi, avendo delegato anche la progettazione e quindi il controllo sull'opera al privato, è che si sono verificati negli anni tagli di stazioni previste (come ad esempio quella di Largo Argentina, cassata per problemi archeologici) soprattutto nella tratta centrale, tagli alle opere compensative e complementari (il museo archeologico sotto via dei fori imperiali, parcheggi, ponti ecc...) tanto da far dubitare sull'utilità stessa di tutto il progetto. Le ultime notizie davano per spacciata anche Chiesa Nuova su Corso Vittorio Emanuele, che avrebbe generato una voragine inaccettabile di 2 km nel centro senza fermate. E' così che, nella carenza sempre più grave di fondi, la prosecuzione della linea oltre il Colosseo verso il centro storico è ad oggi al palo.

Il contraente generale (Caltagirone e soci), per completare l'opera, ha quindi deciso di proporre al Comune una variazione contrattuale. In pratica i privati ci mettono i soldi e ottengono in cambio la gestione della linea per qualche decennio. Questa procedura è nota come "Project Financing". In questo caso il rischio è suddiviso tra le parti ed è evidente che il privato ha interesse a chiudere i cantieri in fretta e a fare le cose per bene, per avere il ritorno previsto dalla gestione dell'opera (biglietti, pubblicità, affitto spazi commerciali ecc...). E' noto tuttavia che una linea metropolitana difficilmente si sostenta con gli introiti della sua gestione, richiedendo quindi un costante supporto economico. Ed ecco che il Comune si impegnerebbe a pagare un canone annuo piuttosto salato al gestore privato. Non solo, il project financing in salsa romana sembra prevedere anche una cessione di terreni pubblici edificabili da "valorizzare" per ripagare il costo di costruzione della linea. Insomma il privato ottiene i terreni, la gestione della linea e il canone annuo. E la città si ritrova con un debito clamoroso per gli anni a venire e una cementificazione selvaggia. C'è da dire che non sono ancora noti i dettagli della proposta ne la decisione di Romametropolitane, staremo a vedere quale mix di questi portentosi strumenti di speculazione ci ritroveremo, augurandoci che la linea sia completata nel più breve tempo possibile. 

Nel frattempo stanno per partire i cantieri del prolungamento della metro B a Casal Monastero. Il primo project financing applicato a Roma per costruire metro. Stesse modalità viste sopra. I terreni da "valorizzare" fortunatamente sono adiacenti alle esistenti stazioni della B, e lo scotto in cemento da pagare per prolungare la metro non sembra così pesante rispetto all'indubbia utilità dell'opera.

Riuscira' il cemento-baratto a dotare la Capitale di una rete di metropolitane degna di questo nome senza distruggere ulteriormente la sua splendida campagna e senza far scoppiare la bolla immobiliare?

1 commento:

  1. Ciao,
    guardacaso ero venuto a segnalarti un articolo di Rizzo sul corriere online che fa un po' il riassunto della storia.

    E' Rizzo che lurka il tuo blog o è un caso!?:-)

    ps. perchè non fai una foto alla mappa "I have a dream" e nn la metti sul sito?

    RispondiElimina