lunedì 12 novembre 2012

Requiem per la metro D: che si fa adesso?


E' la notizia dell'anno. Le speranze erano poche ma ancora c'erano. Ora sono sepolte definitivamente. La metro D non si fa più. Almeno quella che conoscevamo noi dall'EUR a Montesacro. Romametropolitane ha annullato il bando di gara, che resisteva, sospeso, da due anni. La parte migliore della faccenda è che adesso i promotori del project financing scelti nella prima fase della gara (Condotti-Pizzarotte) potranno rivalersi sull'amministrazione per i costi del progetto preliminare, 10,5 sonanti milioni di euro. Buttati.
E' la notizia dell'anno. E non ne parla nessuno. Repubblica , Corriere, Messaggero. Niente. Il Sole 24 Ore è l'unico che riporta la notizia. Di chi è la responsabilità? Sicuramente di una amministrazione che in 5 anni non ha saputo proporre un'idea di Città e realizzarla. Un'amministrazione che si è buttata a capofitto nell'uso di strumenti che non sapeva gestire come il project financing, rivelatosi una trappola per la PA, ribaltando costi esorbitanti e rischi d'impresa sul pubblico e coprendo le ultime aree libere della città di cemento. L'unico che è ancora in piedi, ma già con ritardi clamorosi e mille difficoltà, è quello per la Rebibbia-Casal Monastero.


E adesso che si fa? Qualcuno ci verrà a dire che la metro D non serve. Lo stanno già facendo. Alemanno dichiara che "il futuro non è la metropolitana" alla convention con cui si lancia nuovamente alla guida della città eterna. Dai candidati di sinistra nessuna voce sulla mobilità, nessuna idea. L'unico che ne parla è guarda caso l'ex ministro dei trasporti Bianchi, il quale però afferma: "No a nuove metropolitane, sì al trasporto leggero di superficie su ferro e alle pedonalizzazioni"Insomma sembra che si sia creato una sorta di horror "metri". D'altra parte se si guarda al debutto disastroso della B1 e alla gestazione difficilissima della C ci si rende conto che presentarsi come nuovo paladino delle metro a Roma è rischiosissimo per qualsiasi candidato sindaco. Quindi si punta al ribasso, o si svia l'attenzione su altro. Proprio come fece Alemanno 5 anni fa, convincendoci di vivere in una capitale insicura. Eppure ci rendiamo tutti conto che una città con 4 milioni di abitanti nell'area metropolitana non può reggersi su due linee che vanno a singhiozzo e che la rete A-B-C-D era la dotazione minima per elevare lo standard della mobilità romana da disastroso a sufficiente e consentire finalmente ampie pedonalizzazioni del centro. Ci diranno quindi che non ci sono i soldi. Falso anche questo. Con i project bond si riaprono gli interessi dei privati a investire in infrastrutture mentre lo stesso Tajani pochi mesi fa è venuto da Bruxelles a dirci di guardare ai fondi europei. Che invece guarda caso per quella mostruosità che è il GRA2 sono stati trovati.

Insomma siamo ai minimi storici di speranza per la mobilità della capitale, con i progetti esistenti, per quanto "antichi", cancellati e pochissime idee per il futuro.

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